Falesie / Arrampicata
Il libero arrampicare
Il libero arrampicare
Come per l’alpinismo e per le cascate di ghiaccio anche per l’arrampicata libera in falesia, anzi piuttosto il libero arrampicare, le Valli di Lanzo si trovarono al centro del fermento all’inizio degli anni ’70. Infatti con qualche anno di ritardo rispetto alle rivolte studentesche del ’68 si cominciarono a mettere in dubbio e contestare i metodi e gli scopi dei classici scalatori con l’idea della conquista per mezzo delle vie classiche, da ripetere con tecniche e metodologie consolidate. Fu così che nacque il “Nuovo Mattino”, una concezione moderna dell’arrampicata su roccia, dove lo scopo non era più quello del raggiungimento della vetta, ma il superamento dei gradi di difficoltà dell’arrampicata stessa. Vi era il rifiuto di ridurre la montagna (e la natura in generale) a semplice strumento, ma al tempo stesso mantenere l’Uomo al centro della natura. Questo movimento fu fondato da Gian Piero Motti insieme ad altri forti alpinisti quali Gian Carolo Grassi, Danilo Galante, Roberto Bonelli, Andrea Gobetti, Mike Kosterlitz, Isidoro Meneghin ed Ugo Manera; tutti insieme erano noti anche come il Circo Volante o il Mucchio Selvaggio.
Si può riassumere lo spirito del “Nuovo Mattino”in questi 3 pensieri:
Infine per chi vuole approfondire l’argomento riproponiamo un noto scritto di G.P.Motti (I Falliti – 1972) che rappresenta tuttora, per molti alpinisti, una sicura e positiva idea dell’andare in montagna.
Con questa filosofia, questi alpinisti ed altri esplorarono in modo sistematico le valli del torinese creando di fatto il moderno concetto di arrampicata in falesia; ruolo fondamentale fu soprattutto di Gian Carlo Grassi che nei 10 anni a seguire effettuò più di duecento scalate su roccia e ghiaccio. Chi ha avuto il piacere di conoscere di persona Gian Carlo Grassi sicuramente ricorderà anche il suo valore umano, a testimonianza di questo è significativa la dedica sul suo libro “Sogno di Sea – arrampicate su roccia e ghiaccio nelle Valli di Lanzo”: “A tutti i futuri frequentatori della valle l’augurio di sapere vedere in queste pareti di roccia e sulle colate di ghiaccio qualche cosa in più dei chiodi, degli appigli e dei gradi di difficoltà e di pendenza…”
Anche se il centro delle attività fu la Val Grande ed in particolare il Vallone di Sea, a Balme si sviluppò il sito del Ginevrè ed a seguire altri settori quali la Parete del Pilonetto, la Parete della Speranza e la Parete della Precessione. Solo ultimamente, nel 2012, sono attrezzati 3 massi per arrampicata per persone con difficoltà e la via “Adriana”, 10 tiri, sulla parete sud dei contrafforti dell’Uja di Mondrone.
Per altre proposte nell’adiacente Val Grande potete consultare:
“Sogno di Sea – arrampicate su roccia e ghiaccio nelle Valli di Lanzo” di Gian Carlo Grassi, Ed. Grassi