Tappa GTA Balme-Usseglio
Grande Traversata delle Alpi
Grande Traversata delle Alpi
Quota massima raggiunta:
Colle di Costa Fiorita, 2445 m
Dislivello in salita:
1250 m
Dislivello in discesa:
1450 m
Durata approssimativa:
7.20 h
Posto Tappa di Balme:
Les Montagnards
Frazione Cornetti 73
10070 Balme (TO)
Tel +39 0123 233073
Coordinate GPS :
UTM 32T 360478 5017961 1410 m
Posto Tappa di Usseglio:
Albergo Furnasa
Via XXIV Maggio 16
Fraz. Villaretto
10070 Usseglio (TO)
Tel +39 0123.83788
Download:
Mappa
Percorso di grande interesse paesaggistico, in un ambiente selvaggio, in gran parte dominato dalle ripidissime pareti della Torre d’Ovarda. Il versante verso Balme, prevalentemente roccioso, è ricchissimo di acque, con cascate, gole e laghi morenici, tra i quali si segnalano i Laghi Verdi, mentre il lato verso la Valle di Viù si snoda tra ripidi pascoli e canaloni.
La zona è riserva integrale di caccia ed è pertanto frequente l’incontro con camosci, marmotte ed altri animali selvatici. In molti luoghi si possono osservare cristalli, tra cui il famoso granato piròpodelle Valli di Lanzo, di cui sono conservati esemplari in tutti i maggiori musei di storia naturale del mondo. In prossimità del Col Paschiet si trovano numerose incisioni dei pastori, tra cui alcune che risalgono probabilmente ad epoche molto antiche. In caso di maltempo, un rifugio può essere trovato nel bivacco Gandolfo, che sorge poco a monte del Lago Verde superiore.
Dal posto tappa di Balme (1410 m) svoltare a destra e, seguendo la strada asfaltata, raggiungere dapprima il piazzale che sorge all’imbocco del vallone del Rio Paschièt e quindi proseguire fino ai piedi della borgata dei Fré.
Li Fré significa “i fabbri”. Questa piccola borgata fu infatti abitata per secoli da artigiani fonditori impegnati nello sfruttamento dei giacimenti di pirite ferrosa che si trovano a quasi tremila metri di quota nel vallone di Servìn. Il minerale veniva estratto, disceso su slitte e quindi sottoposto a una prima fusione in una forgia di cui resta qualche traccia nel pianoro sotto la borgata. Il ferro raffinato era poi trasportato più a valle, dove veniva utilizzato per la fabbricazione di serrature (a Ceres) e di chiodi (Mezzenile, Pessinetto e Traves). Nel medioevo questa industria attirò qui e in altri luoghi delle Valli di Lanzo una cospicua immigrazione soprattutto dalla Valsesia e dalle valli del Bergamasco. Nel XVII secolo il clima si fece più freddo, un piccolo ghiacciaio ricoprì i giacimenti e le miniere furono gradualmente abbandonate, anche per la scarsità di carbone di legna necessario per la lavorazione del minerale. La popolazione dovette riconvertirsi all’allevamento e a una stentata agricoltura di alta montagna. Nel secolo successivo la borgata cessò di essere un insediamento permanente, e fu occupata soltanto nella buona stagione durante l’annuale salita agli alpeggi. Le case dei Fré, coperte di lose ciclopiche e costruite con una tecnica perfetta di muratura a secco, testimoniano l’abilità di lavorare la pietra che era propria dei minatori. Conservano anche una data incisa nella pietra (1486 GAC) che è una delle più antiche della valle.
Si attraversa il torrente su un ponte di recente costruzione e si risale un buon sentiero in un rado bosco di larici, fino all’alpe di Pian Salé (1580 m).
Nei pressi, il Rio Pontàt forma d’inverno tre belle cascate di ghiaccio, meta frequente di arrampicatori e pertanto raggiungibili con una pista abitualmente ben tracciata.
Il percorso si fa più ripido e il bosco più fitto, con molti tornanti che dominano suggestive gole del torrente, toccando successivamente le baite Garavéla (1744 m), trascurando la deviazione sulla destra per il Lago Paschièt, fino a giungere, dopo un tratto più ripido, al Pian Buèt (2006 m).
Il termina “garivéla” significa, nel patois di Balme, “pascolo assai povero e pietroso”. Tutta la zona infatti fu utilizzata dai pastori , che vi costruirono numerosi alpeggi, nei secoli che videro una forte pressione demografica (il comune diBalme, che ora non raggiunge i cento residenti, arrivò a contare più di cinquecento abitanti al principio del XIX secolo), ma fu anche tra le prime ad essere abbandonata. Al momento viene sfruttata soltanto per l’allevamento di manze allo stato brado.
Proseguire per alcune centinaia di metri in direzione del Colle del Vallonetto, per poi deviare verso destra, seguendo il sentiero che si inoltra tra i rododendri e gli ontani. Superata la fascia della vegetazione, si giunge in breve al Lago Verde inferiore ( 2148 m) e quindi a quello superiore.
Nei pressi del primo lago, in prossimità di una breve discesa, si possono ancora vedere i resti del rifugio costruito dalla associazione alpinistica studentesca SARI nel 1911, andato poi distrutto durante la seconda guerra mondiale e non più ricostruito. Al suo posto,è stato collocato nel 1985 il bivacco Gino Gandolfo (2300 m), capace di otto posti e sempre aperto. La costruzione si trova in una conca erbosa alla base della parete nord della Torre d’Ovarda, soggetta ad un forte accumulo di neve trasportata dal vento, e rimane pertanto interamente nascosta per buona parte dell’anno.
Dal Lago Verde Superiore, una ripida salita conduce ad una distesa morenica spesso coperta di nevai e quindi al breve vallone che permette di raggiungere, con leggera salita, il Colle Paschièt (2431 m). Il percorso GTA piega quindi a destra, fino a raggiungere, attraverso ampie pietraie, il Colle di Costa Fiorita (2445 m).
Questo tratto del percorso è dominato dalla imponente parete sud della Torre d’Ovarda, 3075 m, una delle prime vette delle Valli di Lanzo ad essere salita per interesse non soltanto alpinistico ma anche scientifico, in ragione del particolare tipo di roccia detto appunto ovardite.
Dal colle l’itinerario scende lungo il selvaggio e ripidissimo vallone di Venaus ed è stato recentemente tracciato e segnalato un nuovo sentiero. Trascurare quindi la vecchia traccia sulla destra e seguire le indicazioni sulla sinistra, scendendo rapidamente nel vallone, lungo il quale si costeggiano alcune opere di contenimento delle alluvioni. Nell’ultimo tratto il sentiero si snoda in un bosco, fino a sboccare sulla strada provinciale, che si risale per un paio di chilometri, oltrepassando le frazioni Capoluogo fino a raggiungere la frazione Villaretto, dove il posto tappa GTA si trova presso l’Albergo Furnasa.